NewsFacebook is dead

Facebook is dead

Datagate, violazioni della privacy, contenuti noiosi, scontro generazionale: Facebook, soprattutto in questi giorni, sembra avere davvero le ore contate. Ma è proprio così?

 

Facebook: il social per antonomasia

Nato nel 2004 dall’idea del giovanissimo Mark Zuckerberg e dei suoi 4 collaboratori, Facebook ha raggiunto la soglia dei 2 miliardi di iscritti il 28 giugno dello scorso anno. Una crescita formidabile e senza precedenti quella raggiunta dal social per antonomasia, che incorona il fondatore come uno degli uomini più ricchi del pianeta.

Il motivo? Facebook è una piattaforma dai molteplici vantaggi sia per i privati che per le aziende. Oltre a numerose opportunità di ampliare la propria rete sociale, divertirsi, informarsi, ecc, Facebook sviluppa nel tempo quella che ad oggi si configura come la più avanzata piattaforma di gestione di campagne pubblicitarie. Diversi formati, elevata personalizzazione, targhettizzazione puntuale e remarketing: tutti strumenti fondamentali per la gestione di campagne di Advertising che si rivolgano al singolo potenziale cliente con un messaggio personalizzato. Molti vantaggi quindi sia per l’utente finale che per aziende e brand che negli ultimi anni non hanno potuto fare a meno di utilizzare la piattaforma.

 

Scandali, noia e troppe generazioni a confronto

Da alcuni mesi si sente vociferare – sia tra gli utenti che nei corridoi di agenzie marketing – che Facebook sia sulla via di un declino costante e senza apparente via di ritorno.

Il motivo? Contenuti noiosi, molta, forse troppa pubblicità e l’avvicinamento al social di generazioni più agè che farebbero scappare gli utenti più giovani verso nuovi lidi social. Per le aziende e i brand con pagine istituzionali la situazione non è migliore: continui aggiornamenti di algoritmo che restringono di molto la diffusione organica (non a pagamento) delle proprie pubblicazioni e un giro di vite rispetto le possibilità di gestione delle campagne pubblicitarie non hanno reso di certo più appetibile il social più diffuso sul pianeta.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso: lo scandalo Cambridge Analytics, che ha visto il colosso Facebook coinvolto, più o meno indirettamente (resta da definirsi) in una sottrazione di centinaia di migliaia di dati riservati di utenti iscritti al social.

 

Le reazioni e i nuovi social

Questo ultimo colpo ha causato a Facebook diverse problematiche spinose da gestire: le azioni in borsa sono crollate, si è sollevato un polverone mediatico che ha coinvolto dai vertici aziendali ai dipendenti del “social più amato” e, soprattutto, per gli utenti si è “rotto il patto di fiducia”, citando Zuckerberg.

Moltissime le iniziative lanciate da utenti in tutto il mondo in risposta allo scandalo. La più rilevante? #deletefacebook.

In moltissimi hanno annunciato di abbandonare la piattaforma, tra questi anche personaggi famosi e personalità di rilevo, optando per altri social network più o meno noti (da Instagram a Musically). Tuttavia stando ai dati, nel concreto solo il 9% ha preso questa drastica decisione.

Che lo scandalo sia stato preso troppo alla leggera?
Che le persone non colgano l’importanza di tutelare i propri dati?
Che il frequentare il social più diffuso sia ormai un’abitudine talmente radicata in noi che estirparla ci provoca un senso di spiacevole disorientamento?

 

Cosa dobbiamo davvero aspettarci

Innanzitutto ci tengo a fare una precisazione: non è stato Facebook a “rubare i dati”, bensì un’applicazione diffusa tramite il social che, invitando gli utenti a rispondere a domande di un quiz, ha raccolto dati sensibili e li ha utilizzati in modo non consentito e contrario alle policy che tutelano la privacy di ciascuno.

Detto ciò, lasciamo a chi di dovere il compito di individuare vittime e colpevoli.?

Le proiezioni a mio avviso sono essenzialmente 2:

  • Ritorno alle origini: credo che Facebook non chiuderà i battenti a breve. Ciò non toglie che è necessario un restyling importante.
    Come gestirlo? Dare la precedenza a contenuti di qualità, favorire le interazioni reali, combattere le fake news, dare più autonomia agli utenti nella selezione degli argomenti e temi che prediligono e decisamente tutelare i dati degli iscritti. (Non preoccuparti Mark, sono solo dei consigli);
  • Evoluzione di social alternativi: altre piattaforme potrebbero evolvere fino a sostituire l’abitudine d’utilizzo del social per antonomasia. Tuttavia la strada a mio avviso è ardua e in salita: ci sono abitudini radicate negli utenti da cambiare (chi di voi non vorrebbe mettere un like ad un post che gli è piaciuto), è necessario rivedere il concept che sta alla base delle piattaforme attuali, bisogna implementare sistemi che consentano ad aziende e brand di poter dialogare con il pubblico in modo raffinato, utilizzando strumenti di semplice gestione. Insomma, la cosa non è impossibile ma complessa.
    Altra possibilità? Invertire totalmente i paradigmi, sviluppare qualcosa di nuovo e totalmente dirompente con il passato.

 

Meglio lasciare Facebook?

Chiaramente non è nostra intenzione schierarsi con un social piuttosto che con un altro, anzi, lasciamo a voi l’ardua scelta. Tuttavia ci teniamo a concludere con un paio di riflessioni (da utente privato):

  • Facebook non ha intenzione di perdere il suo primato, quindi, come già dimostrato in questi giorni, di certo implementerà soluzioni per una maggiore salvaguardia nell’utilizzo e nella raccolta dei dati;
  • È disponibile un servizio online che permette di scoprire se il proprio profilo è stato vittima di una fuga di dati;
  • Facebook è proprietario delle principali piattaforme social e di instant messagging ad ora presenti sul mercato; nello specifico Instagram, Messenger, Whatsapp, ecc;
  • Ogni social è nato per soddisfare esigenze diverse e per questo l’ambiente, le abitudini, i contenuti e le dinamiche sono diverse. Facebook è nato per distrarsi, svagarsi e trovare nuovi contatti; ad ora non molti social hanno questi concept come valori chiave (non credo che in molti lasceranno Facebook optando per LinkedIn).

 

Da azienda:

  • Facebook nonostante tutto è il social più diffuso, e quindi permette di dialogare con il più grande pubblico ad ora disponibile
  • Facebook ha un sistema di gestione delle campagne pubblicitarie potenzialmente accessibile a tutti, anche alle piccole realtà che hanno risorse limitate da investire in advertising
  • Utilizzare altri social per promuoversi è ugualmente efficace ma decisamente più complesso e laborioso (spesso richiede competenze specifiche e budget sostanziosi). Ovviamente con questo non significa che i risultati siano meno performanti
  • Le abitudini sono difficili da cambiare, soprattutto se l’utente fa parte di una rete, più o meno fitta, di relazioni e scambi di interazioni
  • Nessun brand customer di grandi dimensioni ad ora ha abbandonato la piattaforma 😉

 

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