La vicenda
Qualche giorno fa, mentre mi godevo il pranzo e navigo sui social, mi sono imbattuta nella condivisione di una notizia titolata “Questura di Treviso e scatolette di tonno”. Fermo lo scroll della bacheca, apro il post, butto un’occhiata sull’incipit: per farla breve, gli operatori hanno notato un ragazzo mentre nascondeva qualcosa in un cespuglio e dopo il suo allontanamento, hanno scoperto che il tizio aveva occultato tra le erbacce 80 confezioni di tonno del valore superiore a 150€. Il tutto finisce con una denuncia.
Ora, il mio primo pensiero è stato: ok, si tratta di un fake. Ma, forse per deformazione professionale, decido lo stesso di fare alcune verifiche, che mi portano a questo verdetto: la notizia è vera, e per lo più si tratta di una condivisione effettuata direttamente dalla pagina ufficiale della Questura di Treviso.
L’ironia sui social
Bene, devo ammettere che sono rimasta abbastanza interdetta. Non tanto per il copy e tone of voice usato quanto per il modo in cui la “notizia viene diffusa”, che potrebbe essere paragonato a quello usato per casi di cattura di boss mafiosi di prim’ordine.
Ora, la parte migliore: i commenti, che ad oggi ammontano a più di 3.5K. Ve ne riporto alcuni tra i più divertenti, ma potreste passarci delle ore con le lacrime agli occhi.
Bello ma qual è il punto?
Il punto è molto semplice ed è il post. In questo caso, suppongo in modo involontario, ha generato un engagement organico di incredibile portata per una pagina che solitamente non supera le 200/300 interazioni a pubblicazione.
Questo, considerata la tipologia della pagina, non sarà stato accolto con applausi dai social media manager, tuttavia può farci accendere la famosa “lampadina” e farci prevedere degli extra per i nostri piani editoriali social.
Notizia fake o vera? La leva della curiosità
Chiariamo subito le cose, realizzare post di questo genere, tendenti al virale:
- Non è semplice
- Non significa creare Fake
- Può essere molto controproducente se non gestito attentamente.
E la dimostrazione è proprio il caso precedente: sui social si scatena l’ironia che, se per il lettore può essere decisamente divertente, per lo scopo della comunicazione social diventa dannoso.
Ma allo stesso tempo:
- Genera buzz social molto elevati
- Contribuisce alla portata organica del canale
- Rimane ben fisso nella mente dell’utente.
Quindi quali spunti positivi possiamo trarre dalla vicenda “Questura e ladro di tonno”?
- Iniziamo a considerare l’utente non come un’entità passiva, ma come il potenziale attore del successo della nostra strategia social.
- Pensiamo di inserire a spot, nel nostro piano editoriale, uscite che “spezzino” la consuetudine, lavorando attentamente sul contenuto visivo e testuale del post, che deve essere curioso, accattivante, insolito.
- Vagliamo attentamente i pro e contro possibili, evitando così di sfociare in Fake, inventando contenuti a caso, contestabili, che offendano la sensibilità di qualcuno e che possano impattare negativamente sull’immagine aziendale.
Un esempio? Se il testo del post della questura fosse stato sviluppato più o meno così: “Nella giornata di ieri la Volante che transitava in Via XX è stata coinvolta in un fatto insolito: un ragazzo si aggirava ripetutamente con fare guardingo ad un cespuglio. Dopo un approfondimento da parte degli operatori si è scoperto che il giovane nascondeva tra le erbacce una refurtiva di 80 scatolette di tonno, del valore di poco più di 150€. Il ragazzo, che si è scoperto essere conosciuto alle forze dell’ordine per piccoli furti e taccheggi, non ha saputo fornire spiegazioni sull’origine della refurtiva. Il tutto si è concluso con la denuncia di rito e ha consentito alle autorità di ritornare a dedicarsi alle consuete operazioni.”
L’ironia sociale sarebbe arrivata comunque, indirizzata però al comportamento del ladro e non al super intervento delle forze dell’ordine.